martedì 10 marzo 2020

ACCASAMONDRA

Mai avremmo pensato di essere testimoni di un momento storico di questo tipo.
Abbiamo visto crollare un muro e due torri.
Abbiamo visto due papi insieme (entrambi a Roma).
C’eravamo anche quando Capra si è scolato mezza bottiglia di assenzio (e non era nemmeno il suo).
Ma non avevamo ancora visto tutto:
Mancava un virus, un coronavirus capace di contagiare in maniera esponenziale e uccidere circa il 10% dei contagiati, mettendo a rischio saturazione il sistema sanitario.

Ne avevamo viste tante, ma questa ci mancava.

In un momento del genere non possiamo stare con le mani in mano.
Ma non possiamo nemmeno stare semplicemente a guardare.

Aspetta, forse si.
Possiamo stare a guardare.
Possiamo stare a casa.

Dobbiamo stare a casa.
Dobbiamo rispettare quelle poche regole che ormai sappiamo a memoria perché le leggiamo e le sentiamo ovunque.

Non usciamo se non strettamente necessario.
Laviamo le mani spesso e bene.
Stiamo ad almeno un metro dal nostro interlocutore.
Non tocchiamo bocca occhi e naso.
No strette di mano e abbracci.
ecc..

Non è difficile. Serve solo un po’ di pazienza. E spirito di adattamento. Che poi alla fine si tratterebbe più di spirito di sopravvivenza che di adattamento.

Tra qualche tempo ci ricorderemo di quando abbiamo avuto questa emergenza.

Di quando non potevamo abbracciarci, stringerci.

Di quando potevamo sentirci solo per telefono, o con una videochiamata.



E quando ci guarderemo negli occhi sarà più bello di adesso.


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